29 Agosto 2023
29 Agosto 2023
Bergamo e Brescia sono Capitali della Cultura del 2023: un’occasione per valorizzare, anche in chiave turistica, i numerosi tesori d’arte che le due città conservano con la discrezione che le caratterizza. Ecco un breve itinerario per trascorrere qualche ora alla scoperta dei luoghi più suggestivi della Leonessa d’Italia.
A proposito, perché Brescia è chiamata “la Leonessa d’Italia”? L’epiteto riconosce alla città il coraggio che mostrò nell’insurrezione contro gli Austriaci: dal 23 marzo al 1° aprile 1849 i Bresciani provarono a liberarsi dal giogo dello straniero, ma vennero sconfitti. Tuttavia, l’orgoglio e la tenacia mostrati dalla sua popolazione valsero a Brescia la medaglia d’oro come benemerita del Risorgimento. Fu Aleardo Aleardi ad assegnarle questo soprannome, la cui fortuna si deve però al Carducci che lo riprese ne “Alla vittoria”: “Brescia la forte, Brescia la ferrea/ Brescia leonessa d’Italia”.
Il punto di partenza del nostro itinerario non può che essere Piazza Loggia, o Piazza della Loggia come dicono i non Bresciani. Qui è collocato l’edificio bianco con i tre archi del Quattrocento che dà il nome alla piazza, mentre di fronte si trova la Torre dell’Orologio. È il salotto buono della città. Perfetto per shopping e aperitivo.
Proprio passando sotto la Torre dell’Orologio si raggiunge rapidamente via Cesare Beccaria e svoltando a destra, dopo un breve tratto, si arriva in Piazza Paolo VI, detta anche Piazza dei Due Duomi. È il cuore medioevale della città, dove si elevano le due cattedrali di Brescia. La prima, il Duomo Vecchio, è un edificio circolare costruito intorno al 1100, che conserva all’interno mosaici della basilica paleocristiana e i resti di un impianto termale. Il Duomo Nuovo è sorto invece nel XVII secolo. Notevoli la facciata barocca e la cupola che arriva a 80 metri, la terza più alta d’Italia; all’interno è conservato un crocifisso ligneo del Quattrocento.
Sfilando davanti alla Torre del Pegol e alla Fontana del Giambattista Cignaroli, si raggiunge via dei Musei, che nell’antica Brixia era il decumano massimo, cioè la via principale che attraversava la città da Est a Ovest, come evidenziano alcuni tratti di lastricato romano ancora visibili.
Piegando a destra e percorrendo la via si incontrano alcuni dei più prestigiosi e noti edifici della città e si arriva al parco archeologico di Brixia Romana. In epoca romana Brixia, situata sulla via Gallia, era una delle città più rilevanti dell’Italia settentrionale, come dimostrano i resti romani del Parco Archeologico. Il sito è stato oggetto di un intenso lavoro di recupero e restauro architettonico nel 1998 ed è patrimonio dell’Unesco dal 2011. Si possono visitare, oltre ai resti del foro e del teatro, il Tempio Capitolino, un importante edificio di matrice religiosa dedicato a Giove, Giunone e Minerva. Sono conservate le colonne corinzie, e i marmi policromi all’interno.
L’impianto è precedente al I secolo a.C. Nel 2020 il sito è stato valorizzato da un nuovo allestimento, in coincidenza del ritorno in città della Vittoria Alata, una statua bronzea di epoca romana. I due anni di restauro all’Opificio delle Pietre Dure a Firenze le hanno restituito il suo straordinario splendore. La statua, alta circa due metri, ritrae una figura femminile che rappresenta la vittoria e pur essendo giunta a noi priva di alcuni elementi compositivi, è una delle opere bronzee meglio conservate dell’epoca romana. Probabilmente il piede sinistro della donna posava sull’elmo di Marte, mentre il braccio sinistro reggeva uno scudo, elementi oggi scomparsi. La Vittoria Alata è il simbolo della città e proprio a lei il Carducci dedica la famosa ode barbara di cui parlammo sopra.
Proseguendo lungo la via si raggiunge il Museo di Santa Giulia, all’interno del quale vi sono la basilica longobarda, una chiesa e resti di domus romane. La chiesa di San Salvatore è una delle più importanti basiliche longobarde: fu edificata nel 753 da re Desiderio (sì, quello dell’Adelchi del Manzoni). Da vedere la chiesa di Santa Maria in Solario, da dove le monache assistevano alle funzioni. L’edificio risale al XII secolo e nella parte superiore è interamente affrescato. Custodisce la Croce di Desiderio: una croce risalente al IX secolo con decori longobardi e romani e 212 gemme. Il museo si estende su un’area di 14 km quadrati e sorge sulle preesistenze di un monastero femminile, caratteristica che lo rende unico in Italia.
Brescia offre molto altro ai turisti, dalla Pinacoteca Tosio Martinengo al Teatro Grande, ma tra i luoghi suggeriti c’è senza dubbio il Castello. Si può raggiungere a piedi, sempre da via dei Musei. Sorge sul colle Cidneo, dove è attestato il primo insediamento dell’età del Bronzo. È tra i più grandi e meglio conservati d’Italia. la visita guidata accompagna i turisti fino ad un antico vigneto. Superato il ponte levatoio ci si inoltra nel castello vero e proprio e si può passeggiare attorno al mastio, che continua a fare buona guardia alla città, permettendo al visitatore di godere di un panorama unico.
Da visitare assolutamente la chiesa dei santi Nazario e Celso. In corso Giacomo Matteotti incrocio con via fratelli Bronzetti. La collegiata di origine quattrocentesca, a sua volta edificata su una preesistenza risalente almeno al 1200, fu interamente ricostruita nella seconda metà del Settecento ed oggi accoglie i visitatori con la sua facciata in perfetto stile neoclassico con colonne corinzie a sostenere il timpano centrale sormontato da sette statue dedicate a figure di santi. Ma è al suo interno che la chiesa rivela il suo tesoro più prezioso: si trova qui l’emozionante Polittico Averoldi, opera giovanile di Tiziano. Datato 1522, raffigura il Cristo Risorto al centro circondato dai santi Nazario, Celso, e dal committente, Altobello Averoldi, a sinistra, di San Sebastiano e San rocco a destra, mentre nei riquadri superiori sono raffigurati l’Angelo Annunciante da un lato e Maria dall’altro. Il polittico, di chiara derivazione michelangiolesca come suggerisce l’uso della luce, colpisce per la forza espressiva delle figure. Nella chiesa sono presenti anche opere di Moretto e Antonio Zanchi.
A soli 300 metri dalla Collegiata dei Santi Nazario e Celso si trova la chiesa di San Francesco, in via San Francesco d’Assisi. Di impianto romanico/ gotico fu terminata nel 1265, ma affrescata nel Trecento. L’interno, diviso in tre navate, ospita sette cappelle. Da vedere la pala dell’altare maggiore, opera del Romanino e raffigurante la Madonna e i santi francescani: Francesco d’Assisi, Antonio da Padova, Bonaventura, Ludovico di Tolosa e Bernardino da Siena. Rilevanti anche le opere di Moretto e Giovan Francesco Gaggini da Bissone.
Una chicca da non perdere è la chiesa di Sant’Agata, una delle più antiche parrocchie della città. La facciata a capanna ospita un portale barocco sormontato dalle statue di tre sante, Sant’Agata, Santa Lucia e Santa Apollonia. Rimaneggiata nei diversi secoli, si segnala per l’interno riccamente decorato da affreschi di epoca seicentesca, sia lungo le pareti che sulle volte, e impreziosito da tondi centrali con scene tratte dalla vita della Madonna. da rimarcare al primo altare di destra il Polittico della Madonna della Misericordia, con tavole di Paolo da Caylina il Giovane, della bottega del Romanino, e Gaetano Cresseri.
Lungo corso Martiri della Libertà si trova poi Santa Maria dei Miracoli. La sua storia è particolare perché è costruita attorno ad un dipinto ritenuto miracoloso, una Madonna col Bambino. Subito dopo la peste, che aveva piegato la città tra il 1480 ed il 1484, si diffuse la voce che questo dipinto, che si trovava sulla facciata di una casa, avesse poteri miracolosi. Il comune acquistò la casa e diede il via alla costruzione della chiesa e alla realizzazione del santuario. La chiesa è considerata un vero gioiello rinascimentale, soprattutto per la grandiosa facciata in marmo di Botticino che, nella parte centrale, ha visto la collaborazione tra ben 16 artisti.
E a chi non si accontenta delle bellezze in superficie, Brescia regala l’avventura di un trekking urbano sotto la città alla scoperta di antichi fiumi, canali sotterranei. Il punto di riferimento in questo caso è l’associazione Bresciaunderground che organizza visite guidate, nel cuore profondo della città.